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Elogio della mitezza
Omelia dell'Arcivescovo Mario nella Festa di S. Agata
Nei tempi del cristianesimo impopolare, nei tempi delle Chiese perseguitate in ogni parte del pianeta, nei tempi del messaggio cristiano antipatico per la mentalità contemporanea, nei tempi del cristianesimo invecchiato, nei tempi del cristianesimo depresso e lamentoso, nei tempi delle scelte cristiane incomprensibili e indesiderabili, come la verginità, la povertà, l’obbedienza, possiamo fare l’elogio della mitezza.

Faccio l’elogio della mitezza: la mitezza è una forza interiore, intensa, calma. Viene da una indiscutibile appartenenza e consacrazione a Gesù. Viene da un amore personale così decisivo per cui risulta ovvio e inevitabile cercare l’incontro con lui e il servizio nel suo nome sopra ogni altra cosa, a costo di qualsiasi sacrificio.

Faccio l’elogio della mitezza: la mitezza non è una qualità nativa, un carattere incline a essere remissivo, a evitare ogni aggressività per timidezza, per evitare fastidi. Non viene da un carattere forte e ostinato (“ha la testa più dura della lava dell’Etna”: dice Afrodisia di Agata). Non viene da una eccezionale forza fisica. Non viene da una salute di ferro. La mitezza è la virtù che è frutto dello Spirito Santo e di una costante disciplina personale. I miti provano rabbia, ma la sanno controllare. I miti possono avere anche un carattere forte o un carattere debole, ma sanno reagire all’inclinazione naturale, si esercitano a contenere le reazioni istintive e imparano a fare, dire, pensare quello che edifica piuttosto che a fare quello che viene spontaneo.

Faccio l’elogio della mitezza: l’amore per Gesù diventa imitazione: imparate da me che sono mite e umile di cuore. Imparano da Gesù quello che stanno con lui, quelli che lo ascoltano, quelli che lo interrogano perché spesso non capiscono. Quelli ai quali Gesù dice: voi siete miei amici.

Faccio l’elogio della mitezza: la familiarità con Gesù predispone ad avere gli stessi sentimenti di Gesù. Prova compassione per coloro che non conoscono Gesù eppure lo insultano, lo maltrattano e prova compassione anche per coloro che insultano e maltrattano i cristiani. Non rinuncia a rivendicare leggi giuste e trattamento corretto per sé e per gli altri. Coloro che sono miti sono buoni cittadini e contribuiscono a costruire una comunità pacifica e abitabile da tutti, una società giusta governata da buone leggi. I miti non si sottraggono alle responsabilità.
Ma quando sono maltrattati, insultati, perseguitati, non pensano di vincere il male con il male e la violenza con violenza. Piuttosto chiedono a Gesù la forza di perdonare.

Faccio l’elogio della mitezza: la mitezza è un principio di resistenza, di pazienza. I miti resistono perché sanno che il tempo passa in fretta. Resistono perché sanno che quello per cui vale la pena di vivere dà buone ragioni per affrontare anche le difficoltà della vita. Resistono perché si mantengono uniti a Gesù. Resistono perché sanno che solo la perseveranza costruisce quello che dura, non basta l’entusiasmo di un momento è necessaria la resistenza di una vita; non basta l’innamoramento è necessario un amore fedele; non basta un evento eccezionale è necessaria la pazienza di scegliere ogni giorno il bene e rifiutare ogni giorno il male. I miti resistono.

Faccio l’elogio della mitezza: la mitezza è capace di sorridere sempre. Sorride nei giorni di festa e sorride nei giorni difficili, sorride quando gode di buona salute e si trova in un ambiente amico, e sorride quando si trova nel letto del dolore e in un ambiente ostile. Sorride non perché non soffra, non perché non vede i problemi. Infatti sorride e piange, sorride e prega, sorride e spera che il dolore finisca presto e il problema si risolva bene. Sorride perché ha una inesauribile riserva di speranza: vive infatti in unione con Gesù. 

Faccio l’elogio della mitezza: è una virtù per tutti, eppure le donne la sanno praticare meglio degli uomini: La praticano gli umili, mentre i presuntuosi non ci riescono. È una virtù per tutti: la trovi nelle nonne e nelle ragazze giovani, la riconosci tra persone di altissima cultura e tra persone che non sanno parlare bene l’italiano, la trovi in tutti gli ambienti, in casa e in ufficio, sul treno e sulla spiaggia, all’ospedale e a scuola.
La mitezza di riconosce anche nel tratto quotidiano, per la buona educazione, per l’attenzione alle persone, per il servizio offerto con gentilezza. Di solito i miti non cercano di attirare l’attenzione, non fanno troppo rumore, non parlano ad alta voce, se non è necessario. Non amano farsi notare. Non hanno bisogno di farsi pubblicità. Fanno il bene che possono e ne sono contenti. 
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