In occasione del numero 400 del foglio settimanale degli avvisi

La comunicazione è il respiro di ogni comunità, piccola o grande che sia. Vale per i cosiddetti “grandi media” ma anche per gli strumenti di comunicazione di una parrocchia, che possono rappresentare non solo una risorsa informativa, ma un aiuto nel costruire e veicolare un modo di essere Chiesa. 


Nelle occasioni in cui, come Ufficio per le Comunicazioni Sociali, abbiamo la possibilità di incontrare chi concretamente lavora nella comunicazione parrocchiale, tocchiamo con mano come questa può promuovere relazioni autentiche, alimentare la fiducia, far circolare la speranza. E vediamo anche, a volte, con quanta facilità si possa invece disperdere questo tesoro. Per questo, il traguardo che oggi raggiunge “In cammino”, con i suoi 400 numeri, va interpretato come un segno di vitalità dell’intera comunità.


Non per niente comunicazione, comunità, comunione sono termini che hanno la stessa radice etimologica. Una comunicazione malata è specchio di una comunità che ha perso i legami e di una comunione che si è spezzata: pensiamo a fenomeni come l’hate speech, il cyberbullismo o le fake news, al linguaggio aggressivo e polarizzato che oggi pervade i nostri media (digitali e non). Specularmente, una comunicazione che si ispira ai valori del Vangelo può costruire ponti e non fratture, generare speranze e non paure, dare spazio a storie, volti e domande di chi vive nella comunità, in un atteggiamento di ascolto sincero. Comunicare bene, in una parrocchia, vuol dire anche custodire le relazioni: ogni avviso, ogni messaggio sui social, ogni notizia pubblicata sul sito è un’occasione per costruire un tessuto di fraternità.


Del resto papa Francesco lo ha ripetuto spesso, nei suoi messaggi per le Giornate mondiali delle comunicazioni sociali: “Comunicare è condividere, è partecipare, è fare comunione”. E papa Leone ha già avuto modo di insistere sull’urgenza di una comunicazione orientata alla comunione e alla pace: “Occorre disarmare le parole, liberarle dall’aggressività, perché la comunicazione non è solo trasmissione d’informazione, ma anche creazione di una cultura”. 


Una parrocchia che sa comunica bene, allora, non è quella che diffonde più informazioni o che accumula più like sui propri post, ma quella che sa trasformare la parola in relazione, che riesce a far sentire ognuno parte di una storia condivisa, dove ciascuno ha qualcosa da donare e qualcosa da ricevere. Diventa allora chiaro – come dimostra anche il lavoro perseverante della redazione di “In cammino” – che la comunicazione non è “una cosa in più da fare” in parrocchia ma un modo concreto di vivere e annunciare il Vangelo. 


Stefano Femminis

Responsabile dell'Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Milano