Editoriale di don Alessio
L’8 settembre l’arcivescovo Delpini nell’omelia in duomo, prestando la voce alle persone sconosciute che sono citate nella genealogia di Gesù del vangelo secondo Matteo, diceva:
-Una cosa si ricorda di noi: siamo quelli da cui è nato Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Questa solo è la nostra fierezza e la nostra gloria. Questo è quello che possiamo insegnare. Anche noi, come voi, nei giorni del nostro pellegrinaggio sulla terra, siamo vissuti nella persuasione di essere persone qualsiasi, un frammento insignificante di un mondo insensato, senza sapere dove andare, che cosa fare, che cosa sperare. Una cosa però ci ha accomunato: l’attesa di colui che è stato promesso dai profeti, ma per chi sa quando.(…)
Perciò, se volete ascoltare il nostro messaggio, non sottovalutatevi mai. La vita di ciascuno è una vocazione a scrivere la storia della salvezza, il desiderio di Dio di salvare tutti, di ogni generazione, persino di questa generazione che si aggira smarrita sulla terra. Nella mentalità del mondo conta il prestigio, la fama, la ricchezza, la notorietà. «Tra voi però non è così»: quello che conta è abitare quel frammento che è la vita di ciascuno perché viva la propria vocazione a rendere presente Gesù, chiamato Cristo, figlio di Maria.
Buon inizio anno